ANTONIO CIPRIANO (Ariano Irpino, 1990) laureato in Scienze politiche, è un autore frigentino già noto al pubblico per il suo saggio Erosione politica patologie e derive del potere costituito (Tempra Edizioni, 2020) e per aver contribuito alla realizzazione di diverse raccolte antologiche con poesie e racconti per varie case editrici. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, segnalazioni di merito e medaglie artistiche, a seguito della sua partecipazione a concorsi letterari nazionali ed internazionali. Vincitore del Contest “Poetry Attack” promosso da Poesie Metropolitane e dai collettivi poetici di Madrid, NY, Città del Messico e Napoli.
In esclusiva ecco l’intervista di Antonio per Tempra Edizioni volta alla presentazione del suo primo romanzo “Lo sprovveduto”.
Antonio benvenuto nel nostro salotto virtuale.
ANTONIO: Ringrazio Tempra Edizioni per l’ospitalità e un saluto a tutti voi lettori.
1) Dalla saggistica alla poesia, dalla narrativa breve alla stesura di un romanzo. Come è nata l’idea di scrivere questo libro?
Ritengo sia il frutto di una evoluzione. Ogni tipologia di scrittura possiede i propri punti di attrazione. La saggistica ad esempio è stata una naturale via di espressione di pensiero a seguito dei miei studi tecnici, convalidare una tesi avendo a supporto dei fatti reali ha rappresentato un esercizio intellettuale, ma che alla fine si è rivelato anche divertente nella messa in opera stessa. La poesia ritengo sia magica invece, ha il potere di trasmettere emozioni intense, nello spazio di pochi versi racchiude una potenza che non saprei trovare altre parole per descriverla: magica. Per quanto riguarda la narrativa breve posso affermare che si è trattata di una vera palestra nel riuscire a sviluppare quelle connessioni e quegli intrecci di cui un racconto è composto, proprio questi incastri sono stati capaci di far scoccare quella scintilla che mi ha portato a pensare di mettermi alla prova nella stesura di un romanzo. È stata una sfida con me stesso, in definitiva. L’avrò vinta o persa? Saranno i lettori a dirlo.
2) Perché “Lo sprovveduto”?
Il romanzo narra la storia del protagonista in prima persona, questo allo scopo di far immedesimare il lettore nella trama. Ognuno vive la propria vita in base agli strumenti e alle condizioni del contesto in cui nasce e cresce: qualcuno avrà un percorso più agiato, qualcun altro dovrà sudare per tutta la sua esistenza nella sola speranza di migliorare la propria situazione. Tutti però, nessuno escluso, devono fare i conti con gli imprevisti, con le difficoltà inaspettate che mettono l’uomo spalle al muro, a questo non c’è scampo, perché il destino è impossibile da controllare ed è qui il nodo, il significato di fondo di questo romanzo: siamo tutti degli sprovveduti avanti agli eventi della vita, non esiste un manuale da studiare per sapere come effettuare le scelte e come agire nei momenti di crisi. Ironia della sorte saranno proprio quelle azioni d’istinto a segnare irrimediabilmente il nostro futuro. Siamo tutti degli sprovveduti. Io ho raccontato l’esperienza di uno sprovveduto immaginario affinché il lettore capisse, che su questo siamo tutti uguali, tutti nudi di fronte alla complessità della vita. Spero che il messaggio sia chiaro e intuibile tra le righe dello scritto.
3) Hai proposto il tema dell’immigrazione a partire dal secondo dopoguerra, prima attraverso il padre di Ennio, emigrato dall’Italia in America, poi tramite il trasferimento di Ennio dalla campagna alla città; tramite la storia di Dragana vittima della Guerra dei Balcani che dalla Serbia giunge in Italia. Analizzi il fenomeno attraverso le motivazioni che spingono le persone a dover abbandonare la propria terra di appartenenza: guerre, povertà e disoccupazione. Vero?
L’essere umano è un organismo fortemente caratterizzato dalle esigenze primarie, le proprie azioni, così come i propri pensieri non sono altro che un tentativo di migliorare la condizione di vita, sua e degli affetti più vicini. Muoversi pertanto da una parte all’altra del pianeta è un fenomeno più che naturale considerando la vastità di variabili che possono rendere la vita difficile, se non impossibile in un determinato luogo di partenza, in cui casualmente si è nati. La mancanza di risorse alimentari, il pericolo di vita dato dalle guerre, l’assenza di libertà individuale che può sorgere da più fattori, che sia per motivi politici o per una congiuntura di elementi che alla fine ricadono negativamente sui diritti dei cittadini. Tutto ciò comporta lo spostamento, spesso in massa, delle popolazioni. Non è così semplice questo discorso se teniamo conto dei sentimenti umani: abbandonare le proprie radici, dimenticare il luogo in cui si è cresciuti per raggiungere un ambiente “alieno” dove non si conosce la lingua, le usanze e combattere con la rigidità degli autoctoni (che per fortuna o per caso, si trovano già in una zona del mondo più ricca di risorse e di pace) costituisce un sacrificio enorme, comporta uno svuotamento del proprio “io” e la conseguente nascita di una condizione subalterna, generando sofferenza, depressione e senso di fallimento che possono sfociare in atti illegali, nella caduta della spirale della dipendenza da sostanze o in atti estremi. Personalmente nel romanzo ho toccato una serie di eventi che hanno caratterizzato il Novecento, ma è un ragionamento valido per l’intera storia del mondo.
4) Il libro si caratterizza per la sua struttura: ogni capitolo è dedicato ad un personaggio. Però i capitoli dedicati ad Ennio, il protagonista, fanno riferimento ad un arco temporale più ampio come un decennio. E dagli anni ’60 ai nostri giorni presenti il disagio di una società violenta, discriminante, fragile tanto che le persone “si perdono” sviluppando anche dipendenze come alcol e droga. Pensi che fin quando esisterà il mondo esisteranno anche questi disagi?
Nella società odierna dove palesemente l’apparenza è ciò che conta sempre più, il sapere ciò che gli altri pensano di noi rappresenta una domanda a cui tutti vorremmo avere risposta. Per questo motivo ho deciso di dedicare un piccolo capitolo ad ogni personaggio che entra a far parte della vita del protagonista, Ennio. L’arco temporale scandito in decenni è frutto di una esigenza tecnica nell’intento di voler raccontare gli eventi che hanno condizionato il percorso reale di ognuno di noi. Fatti iconici, punti di non ritorno, eventi interiormente segnanti: era mia premura non tralasciare questo aspetto di cui spesso, pur di guardare avanti, ci si dimentica. Ritengo che la storia sia molto importante per capire come eravamo, come potremmo essere, al fine di apprendere il più possibile e risultare il meno sprovveduti possibile, affrontando al meglio le nuove avverse condizioni, che puntualmente, purtroppo, capitano. Senza dubbio la perdita dei naturali tempi, avvenuta con il boom economico degli anni ’60 e ’70, ha generato nella società un forte smarrimento: bisogna correre, tenere il ritmo e chi non ce la fa è il più delle volte destinato a restare emarginato o a mascherare la propria difficoltà. Ciò si traduce essenzialmente in due effetti che sono o la chiusura in sé stessi che troppo spesso va a braccetto con la caduta nelle dipendenze oppure l’assunzione di un atteggiamento reazionario dove si agisce violentemente pur di non fare i conti con sé stessi. Dunque non è il mondo a costituire linfa vitale per questi elementi, ma l’assenza di comprensione e di mutuo aiuto. Empatia, istruzione e cultura sono le uniche medicine a questi disagi. È esattamente per questo motivo che ho deciso di trattare detti argomenti.
5) Ennio è un personaggio “solo al mondo”, nonostante le sue paure, la sua rabbia, la sua perdizione riesce nel tempo a cambiare nonostante le persone continuino a tradire la sua fiducia. Pertanto ti fai portatore di un messaggio importante di resilienza e cambiamento. Non è così?
Si, in realtà il romanzo assume le caratteristiche di un romanzo di formazione. Cioè quel tipo di narrazione dove il protagonista in seguito a tutte le difficoltà che affronta, riesce alla fine a crescere, a cambiare, addirittura a perdonarsi in seguito agli strumenti che lungo il percorso acquisisce, così da non restare continuamente ancorato allo scuro passato, ma a cercare quella luce per vivere al meglio il presente. Spero che questa storia possa dare forza ai lettori, motivazione per reggere agli urti della vita.
6) Nei capitoli dedicati ad Ennio riproponi sempre un fatto storico realmente accaduto. Come mai questa scelta?
Gli avvenimenti storici sono dei veri e propri tasselli nell’esperienza degli esseri umani, vanno a costituire quella che è la memoria comune. Formano un popolo, forgiano la cultura di chi vive in prima persona tali eventi. Puntellare la narrazione del romanzo fa sì che resti quanto meno possibile etereo e si fissi nella mente del lettore, aiutando l’immedesimazione. Infine, non nego che avendo studiato alcuni di questi accadimenti politici, ci sia stato anche un po’ di piacere nel costruirci storie intorno ed immaginare la vita quotidiana in altre epoche e in particolari avvenimenti.
7) Hai omesso il nome del luogo in cui si svolge la vicenda, sia in campagna da nonna Concetta, che nel “paese nuovo”. Perché?
Ho deciso di lasciare all’immaginazione del lettore il luogo in cui si svolge la vicenda, sebbene la storia avviene in Italia. In questo modo il lettore può anche chiedersi “come mai paese vecchio, è accaduto qualcosa?” e non sono rari in Italia luoghi in cui a causa di eventi tragici come terremoti o altre calamità è stato necessario abbandonare il paese e ricostruire tutto d’accapo in una zona leggermente distante. In definitiva mi piace l’idea dove ognuno immagina la storia in un paese del genere che motivi personali conosce già. Una sorta di gioco.
8) Rispetto ai nostri giorni hai narrato la vicenda della pandemia da covid-19. Come è stato riuscire a descrivere con estremo distacco qualcosa non così lontana da noi, ma subita profondamente?
La pandemia da covid-19 è stata l’emblema della filosofia presente dietro questo libro. Tutto il mondo si è svegliato perfettamente sprovveduto al mattino dell’annuncio di pandemia globale. Credo non ci sia esempio migliore per spiegare ciò che voglio dire con questo lavoro. Descriverlo non è stato un esercizio facile, come detto prima, l’essere umano tende a dimenticare certi traumi pur di guardare avanti, ma va fatto. Alcuni passaggi, alcune scelte politiche, alcune situazioni e ambientazioni di quel periodo non possono andare perduti, non possono essere dimenticate. Parliamo di un evento così particolare da mettere a nudo ogni difetto e contraddizione di questo sistema. Io tra le righe ho tentato di farlo capire, ma per analizzarle bene, ci vorrebbe un saggio dedicato. Credo che rivedendo quel che è successo sia livello politico che sociale possa rappresentare una sorgente di risposte a domande che prima non ce l’avevano.
9) Perché un lettore non dovrebbe perdersi questo libro?
Il libro è molto leggero, si tratta di circa tre ore di lettura, in cui senza affaticarsi si può riflettere su temi importanti. Può andare bene per tutte le generazioni, proprio perché attraversa gli ultimi decenni della nostra storia. E vorrei che soprattutto i giovani siano interessati per far tesoro della morale che ho tentato di metterci. Insomma una sorta di libro per tutta la famiglia.
10) Qualcosa da aggiungere?
Spero innanzitutto che il libro piaccia ai lettori, che le decisioni prese nella stesura e che i giochi d’immaginazione di cui parlavo sopra, possano divertire. Infine vorrei consigliare di non fermarsi alla lettura della mera storia, ma di trattarlo come un libro da studiare, soffermandosi sui vari spunti di riflessione presenti. In quanto l’intento maggiore è proprio quello di trasmettere un messaggio e di far riflettere, non di scrivere una storia lunga e priva di morale.
Grazie alla Tempra Edizioni per aver creduto in me e per avermi dato la possibilità di spiegare il romanzo tramite questa intervista.
Ringrazio Antonio per l’intervista.
Marianna Iannarone
ANTONIO CIPRIANO (Ariano Irpino, 1990) laureato in Scienze politiche, è un autore frigentino già noto al pubblico per il suo saggio Erosione politica patologie e derive del potere costituito (Tempra Edizioni, 2020) e per aver contribuito alla realizzazione di diverse raccolte antologiche con poesie e racconti per varie case editrici. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, segnalazioni di merito e medaglie artistiche, a seguito della sua partecipazione a concorsi letterari nazionali ed internazionali. Vincitore del Contest “Poetry Attack” promosso da Poesie Metropolitane e dai collettivi poetici di Madrid, NY, Città del Messico e Napoli.
In esclusiva ecco l’intervista di Antonio per Tempra Edizioni volta alla presentazione del suo primo romanzo “Lo sprovveduto”.
Antonio benvenuto nel nostro salotto virtuale.
ANTONIO: Ringrazio Tempra Edizioni per l’ospitalità e un saluto a tutti voi lettori.
1) Dalla saggistica alla poesia, dalla narrativa breve alla stesura di un romanzo. Come è nata l’idea di scrivere questo libro?
Ritengo sia il frutto di una evoluzione. Ogni tipologia di scrittura possiede i propri punti di attrazione. La saggistica ad esempio è stata una naturale via di espressione di pensiero a seguito dei miei studi tecnici, convalidare una tesi avendo a supporto dei fatti reali ha rappresentato un esercizio intellettuale, ma che alla fine si è rivelato anche divertente nella messa in opera stessa. La poesia ritengo sia magica invece, ha il potere di trasmettere emozioni intense, nello spazio di pochi versi racchiude una potenza che non saprei trovare altre parole per descriverla: magica. Per quanto riguarda la narrativa breve posso affermare che si è trattata di una vera palestra nel riuscire a sviluppare quelle connessioni e quegli intrecci di cui un racconto è composto, proprio questi incastri sono stati capaci di far scoccare quella scintilla che mi ha portato a pensare di mettermi alla prova nella stesura di un romanzo. È stata una sfida con me stesso, in definitiva. L’avrò vinta o persa? Saranno i lettori a dirlo.
2) Perché “Lo sprovveduto”?
Il romanzo narra la storia del protagonista in prima persona, questo allo scopo di far immedesimare il lettore nella trama. Ognuno vive la propria vita in base agli strumenti e alle condizioni del contesto in cui nasce e cresce: qualcuno avrà un percorso più agiato, qualcun altro dovrà sudare per tutta la sua esistenza nella sola speranza di migliorare la propria situazione. Tutti però, nessuno escluso, devono fare i conti con gli imprevisti, con le difficoltà inaspettate che mettono l’uomo spalle al muro, a questo non c’è scampo, perché il destino è impossibile da controllare ed è qui il nodo, il significato di fondo di questo romanzo: siamo tutti degli sprovveduti avanti agli eventi della vita, non esiste un manuale da studiare per sapere come effettuare le scelte e come agire nei momenti di crisi. Ironia della sorte saranno proprio quelle azioni d’istinto a segnare irrimediabilmente il nostro futuro. Siamo tutti degli sprovveduti. Io ho raccontato l’esperienza di uno sprovveduto immaginario affinché il lettore capisse, che su questo siamo tutti uguali, tutti nudi di fronte alla complessità della vita. Spero che il messaggio sia chiaro e intuibile tra le righe dello scritto.
3) Hai proposto il tema dell’immigrazione a partire dal secondo dopoguerra, prima attraverso il padre di Ennio, emigrato dall’Italia in America, poi tramite il trasferimento di Ennio dalla campagna alla città; tramite la storia di Dragana vittima della Guerra dei Balcani che dalla Serbia giunge in Italia. Analizzi il fenomeno attraverso le motivazioni che spingono le persone a dover abbandonare la propria terra di appartenenza: guerre, povertà e disoccupazione. Vero?
L’essere umano è un organismo fortemente caratterizzato dalle esigenze primarie, le proprie azioni, così come i propri pensieri non sono altro che un tentativo di migliorare la condizione di vita, sua e degli affetti più vicini. Muoversi pertanto da una parte all’altra del pianeta è un fenomeno più che naturale considerando la vastità di variabili che possono rendere la vita difficile, se non impossibile in un determinato luogo di partenza, in cui casualmente si è nati. La mancanza di risorse alimentari, il pericolo di vita dato dalle guerre, l’assenza di libertà individuale che può sorgere da più fattori, che sia per motivi politici o per una congiuntura di elementi che alla fine ricadono negativamente sui diritti dei cittadini. Tutto ciò comporta lo spostamento, spesso in massa, delle popolazioni. Non è così semplice questo discorso se teniamo conto dei sentimenti umani: abbandonare le proprie radici, dimenticare il luogo in cui si è cresciuti per raggiungere un ambiente “alieno” dove non si conosce la lingua, le usanze e combattere con la rigidità degli autoctoni (che per fortuna o per caso, si trovano già in una zona del mondo più ricca di risorse e di pace) costituisce un sacrificio enorme, comporta uno svuotamento del proprio “io” e la conseguente nascita di una condizione subalterna, generando sofferenza, depressione e senso di fallimento che possono sfociare in atti illegali, nella caduta della spirale della dipendenza da sostanze o in atti estremi. Personalmente nel romanzo ho toccato una serie di eventi che hanno caratterizzato il Novecento, ma è un ragionamento valido per l’intera storia del mondo.
4) Il libro si caratterizza per la sua struttura: ogni capitolo è dedicato ad un personaggio. Però i capitoli dedicati ad Ennio, il protagonista, fanno riferimento ad un arco temporale più ampio come un decennio. E dagli anni ’60 ai nostri giorni presenti il disagio di una società violenta, discriminante, fragile tanto che le persone “si perdono” sviluppando anche dipendenze come alcol e droga. Pensi che fin quando esisterà il mondo esisteranno anche questi disagi?
Nella società odierna dove palesemente l’apparenza è ciò che conta sempre più, il sapere ciò che gli altri pensano di noi rappresenta una domanda a cui tutti vorremmo avere risposta. Per questo motivo ho deciso di dedicare un piccolo capitolo ad ogni personaggio che entra a far parte della vita del protagonista, Ennio. L’arco temporale scandito in decenni è frutto di una esigenza tecnica nell’intento di voler raccontare gli eventi che hanno condizionato il percorso reale di ognuno di noi. Fatti iconici, punti di non ritorno, eventi interiormente segnanti: era mia premura non tralasciare questo aspetto di cui spesso, pur di guardare avanti, ci si dimentica. Ritengo che la storia sia molto importante per capire come eravamo, come potremmo essere, al fine di apprendere il più possibile e risultare il meno sprovveduti possibile, affrontando al meglio le nuove avverse condizioni, che puntualmente, purtroppo, capitano. Senza dubbio la perdita dei naturali tempi, avvenuta con il boom economico degli anni ’60 e ’70, ha generato nella società un forte smarrimento: bisogna correre, tenere il ritmo e chi non ce la fa è il più delle volte destinato a restare emarginato o a mascherare la propria difficoltà. Ciò si traduce essenzialmente in due effetti che sono o la chiusura in sé stessi che troppo spesso va a braccetto con la caduta nelle dipendenze oppure l’assunzione di un atteggiamento reazionario dove si agisce violentemente pur di non fare i conti con sé stessi. Dunque non è il mondo a costituire linfa vitale per questi elementi, ma l’assenza di comprensione e di mutuo aiuto. Empatia, istruzione e cultura sono le uniche medicine a questi disagi. È esattamente per questo motivo che ho deciso di trattare detti argomenti.
5) Ennio è un personaggio “solo al mondo”, nonostante le sue paure, la sua rabbia, la sua perdizione riesce nel tempo a cambiare nonostante le persone continuino a tradire la sua fiducia. Pertanto ti fai portatore di un messaggio importante di resilienza e cambiamento. Non è così?
Si, in realtà il romanzo assume le caratteristiche di un romanzo di formazione. Cioè quel tipo di narrazione dove il protagonista in seguito a tutte le difficoltà che affronta, riesce alla fine a crescere, a cambiare, addirittura a perdonarsi in seguito agli strumenti che lungo il percorso acquisisce, così da non restare continuamente ancorato allo scuro passato, ma a cercare quella luce per vivere al meglio il presente. Spero che questa storia possa dare forza ai lettori, motivazione per reggere agli urti della vita.
6) Nei capitoli dedicati ad Ennio riproponi sempre un fatto storico realmente accaduto. Come mai questa scelta?
Gli avvenimenti storici sono dei veri e propri tasselli nell’esperienza degli esseri umani, vanno a costituire quella che è la memoria comune. Formano un popolo, forgiano la cultura di chi vive in prima persona tali eventi. Puntellare la narrazione del romanzo fa sì che resti quanto meno possibile etereo e si fissi nella mente del lettore, aiutando l’immedesimazione. Infine, non nego che avendo studiato alcuni di questi accadimenti politici, ci sia stato anche un po’ di piacere nel costruirci storie intorno ed immaginare la vita quotidiana in altre epoche e in particolari avvenimenti.
7) Hai omesso il nome del luogo in cui si svolge la vicenda, sia in campagna da nonna Concetta, che nel “paese nuovo”. Perché?
Ho deciso di lasciare all’immaginazione del lettore il luogo in cui si svolge la vicenda, sebbene la storia avviene in Italia. In questo modo il lettore può anche chiedersi “come mai paese vecchio, è accaduto qualcosa?” e non sono rari in Italia luoghi in cui a causa di eventi tragici come terremoti o altre calamità è stato necessario abbandonare il paese e ricostruire tutto d’accapo in una zona leggermente distante. In definitiva mi piace l’idea dove ognuno immagina la storia in un paese del genere che motivi personali conosce già. Una sorta di gioco.
8) Rispetto ai nostri giorni hai narrato la vicenda della pandemia da covid-19. Come è stato riuscire a descrivere con estremo distacco qualcosa non così lontana da noi, ma subita profondamente?
La pandemia da covid-19 è stata l’emblema della filosofia presente dietro questo libro. Tutto il mondo si è svegliato perfettamente sprovveduto al mattino dell’annuncio di pandemia globale. Credo non ci sia esempio migliore per spiegare ciò che voglio dire con questo lavoro. Descriverlo non è stato un esercizio facile, come detto prima, l’essere umano tende a dimenticare certi traumi pur di guardare avanti, ma va fatto. Alcuni passaggi, alcune scelte politiche, alcune situazioni e ambientazioni di quel periodo non possono andare perduti, non possono essere dimenticate. Parliamo di un evento così particolare da mettere a nudo ogni difetto e contraddizione di questo sistema. Io tra le righe ho tentato di farlo capire, ma per analizzarle bene, ci vorrebbe un saggio dedicato. Credo che rivedendo quel che è successo sia livello politico che sociale possa rappresentare una sorgente di risposte a domande che prima non ce l’avevano.
9) Perché un lettore non dovrebbe perdersi questo libro?
Il libro è molto leggero, si tratta di circa tre ore di lettura, in cui senza affaticarsi si può riflettere su temi importanti. Può andare bene per tutte le generazioni, proprio perché attraversa gli ultimi decenni della nostra storia. E vorrei che soprattutto i giovani siano interessati per far tesoro della morale che ho tentato di metterci. Insomma una sorta di libro per tutta la famiglia.
10) Qualcosa da aggiungere?
Spero innanzitutto che il libro piaccia ai lettori, che le decisioni prese nella stesura e che i giochi d’immaginazione di cui parlavo sopra, possano divertire. Infine vorrei consigliare di non fermarsi alla lettura della mera storia, ma di trattarlo come un libro da studiare, soffermandosi sui vari spunti di riflessione presenti. In quanto l’intento maggiore è proprio quello di trasmettere un messaggio e di far riflettere, non di scrivere una storia lunga e priva di morale.
Grazie alla Tempra Edizioni per aver creduto in me e per avermi dato la possibilità di spiegare il romanzo tramite questa intervista.
Ringrazio Antonio per l’intervista.
Marianna Iannarone