Marianna Iannarone dott.ssa in Editoria e Pubblicistica, esperta in giornalismo e comunicazione, scrittrice e poetessa nasce ad Ariano Irpino nel 1991. Il suo esordio letterario è avvenuto con la silloge poetica "Viandante" (Delta 3 Edizioni, 2016) e con il romanzo "La voce che non conosci" (Eretica Edizioni, 2016). Ha partecipato a numerosi concorsi letterari qualificandosi come finalista e ha contribuito alla realizzazione di alcune antologie.
"Futuro Edificabile" è il suo secondo romanzo.
Benvenuta Marianna, Tempra Edizioni è lieta di presentare al pubblico, nella breve intervista, la sua direttrice editoriale nella veste di scrittrice.
Marianna: "Grazie per l’opportunità".
1) Marianna, viviamo nell’epoca in cui il profitto economico sembra essere l’unica spinta alla produzione, funziona così anche per i prodotti creativi?
L’arte è espressione estetica dell’interiorità e dell’animo umano, pertanto un prodotto creativo nasce dall’esigenza di dover comunicare, condividere e trasmettere emozioni, più che di generare un beneficio economico.La scrittura è arte e scrivere un mestiere, non riconosciuto, ma ahimè, se volessi guardare al profitto non sarei motivata a scrivere.
2) Scrivere presuppone o crea empatia?
Scrivere presuppone empatia e ambisce a crearla. Essendo una persona sensibile risento maggiormente delle situazioni, anche di quelle in cui potrei evitare un coinvolgimento emotivo, perciò m’immedesimo subito nelle storie altrui, le assorbo e le impersono narrandole. È anche vero che quando scrivo, aspiro a creare empatia con il lettore, sperando di proiettarlo nella vicenda e di farlo affezionare ai personaggi, ma potrei non riuscire nell’intento.
3) La tua opera è stata pubblicata da "Tempra Edizioni" di cui sei direttrice editoriale, parlaci di questa opportunità.
Rivestire un ruolo di grande responsabilità per Tempra Edizioni è già una sfida personale, ma pubblicare una mia opera con lo stesso marchio implica un rischio più alto, potrei risultare autoreferenziale. Avendo avuto altre esperienze di pubblicazione e conoscendo il mio gruppo di lavoro, ho preferito proporre la mia opera - ritenuta valida - alle persone con le quali condivido un progetto importante.
4) Il romanzo s’intitola "Futuro Edificabile" e vuole fare riferimento alla possibilità di costruire un futuro o con sarcasmo al miraggio di realizzare i propri desideri?
"Futuro Edificabile" rappresenta la metafora del nostro tempo, i personaggi perlopiù trentenni si pongono delle domande sul proprio futuro. Gaia, la protagonista, ha molto in comune con me o io con lei perché è costretta a reinventarsi ogni qualvolta in cui le scade un contratto di lavoro, e da ciò deriva il senso di smarrimento che rende il presente inospitale; ma nonostante tutto spera nella possibilità di un riscatto sociale, in un futuro prossimo, tanto da poter realizzare i propri sogni con l’uomo che ama. Quindi sì, Futuro Edificabile, pesa la possibilità e l’impossibilità di ciò che può essere costruito e ciò che deve essere demolito.
5) Nel libro parli del disagio giovanile proveniente dall’insoddisfazione di trovare occupazione e delle ripercussioni sociali. Ciò dipende dal luogo in cui vivi?
Ho cercato di presentare le difficoltà dei giovani legate all’inserimento nel mondo del lavoro, in chiave pungente ed ironica, anche se la situazione reale è davvero drammatica. Il lavoro è un diritto non sempre garantito dalla Costituzione altrimenti non ci sarebbe tanta disoccupazione; così ho definito le condizioni ridicole che spesso si è costretti ad accettare pur di lavorare: dalla prepotenza dei colloqui davanti a domande (fuori luogo) sulla propria vita privata come "Vuole avere figli?" alle umiliazioni dai datori di lavoro con retribuzione bassa e a nero. Questo è il disagio, sentirsi giovani senza esperienza ma già adulti, incapaci di poter creare la propria famiglia, e qui si lega anche il concetto del calo demografico. Ovviamente questo malessere si ripercuote nei rapporti interpersonali, in un contesto precario dove lo diventano anche le emozioni, in un clima d’incertezze. Il luogo in cui vivo, parliamo del meridione, rende le cose ancora più difficili dato che le risorse ci sono ma non vengono sfruttate adeguatamente. Allo stesso tempo sono contro lo spopolamento delle aree interne, e ciò mi fa ostinare a rimanere nel mio paese natio.
6) In "Futuro Edificabile" quali altri temi affronti?
Principalmente "la seconda adolescenza dei trentenni" e ciò che ne consegue: crisi interiore, destabilizzazione, inconsistenza dei rapporti umani. Parlo d’amore, che riesce a sollevare un po’ le sorti della storia, dell’amicizia vera ma anche di quella a convenienza che sembra essere così ricercata per far funzionare i rapporti; delle rinunce ma anche dei sogni, delle conquiste per affermarsi e farsi largo a questo mondo, della gioia che si cela dietro la sofferenza, della speranza.
7) La lettura è l’antidoto alla sindrome dell’abbandono, nella società malsana, da parte delle istituzioni che sembrano ignorare "deliberatamente" le nuove leve intellettuali?
Il "libro" è un prodotto culturale che crea indipendenza e permette di vincere la solitudine, quindi sì, la lettura è un antidoto capace di curare parzialmente la sofferenza personale o sociale perché induce a porsi domande più che risposte, e abitua a pensare. Gli intellettuali hanno un ruolo importante, analizzano la realtà e seminano filosofia, spetta agli altri interpretare e/o fare proprio un pensiero. Le teste pensanti diventano spesso scomode, e si sa, vengono prese tutte le precauzioni del caso per mettere a tacere voci fuori dal coro.
8) Fin dal tuo esordio con la silloge poetica "Viandante" ci hai abituati a un tema ricorrente: l’amore che si prova verso gli altri o verso sé stessi. Credi che questo sentimento, sicuramente essenziale per l’uomo, sia così potente da abbattere tutti i muri quotidiani e universali che separano dalla felicità?
Vedo l’amore come un principio universale che permette di vivere con entusiasmo, nonostante le sventure della vita, e indubbiamente rende le persone migliori, le motiva, ma non le salva del tutto. I muri possono essere abbattuti dall’intelligenza, alzarli è semplice, ma separarsi da un problema non significa averlo risolto. La felicità è nella possibilità di scegliere, e i ponti a mio avviso collegano luoghi e persone, ma il fatto che esistano e non vadano necessariamente percorsi, rende sereni.
9) Perché un lettore dovrebbe acquistare "Futuro Edificabile"?
Per la semplice curiosità di avventurarsi in una nuova lettura, per incontrarmi indirettamente tra queste pagine.
10) Qualcosa da aggiungere?
Sì, mi piacerebbe definirei questo romanzo "verista", nella visione contemporanea del termine, dato che narra la quotidianità di una generazione trascinata e abbandonata a sé stessa, la mia generazione. In ultimo ci tengo a ringraziare l’altra parte di Tempra, quella riservata che non ama metterci la faccia, che mi ha concesso di pubblicare l’opera e l’intervista; ma anche i lettori che sceglieranno questo titolo.
Ringrazio Marianna per l’intervista.
Antonio Cipriano per Tempra Edizioni