L’autrice Cinzia Cassinelli nasce a La Spezia nel 1961.
Fa parte del progetto “Ci metto la voce” ideato da Patrizia Valanzano - che consiste nella divulgazione della lettura di opere e/o brevi estratti mediante la realizzazione di podcast audio - e dona la sua voce.
Ha pubblicato “Senza fretta” una raccolta di ricette culinarie affiancate da un mix di ricordi evocati dai piatti tipici della sua tradizione familiare.
“Filalalana” è la sua prima opera poetica, il volume 9 della collana “Poeti Urbani”.
Cinzia sono lieta di ospitarti virtualmente affinché tu possa raccontare te stessa, in questa breve intervista, attraverso il tuo nuovo libro “Filalalana”.
Innanzitutto, benvenuta.
CINZIA: Buongiorno a tutti.
1) Donare la propria voce attraverso la lettura di tante storie è un atto d’amore. Cosa provi ogni volta che contribuisci alla realizzazione di un podcast audio con il gruppo “Ci metto la voce”?
Donare la mia voce, la mia essenza più profonda, le mie emozioni, mi entusiasma e mi eccita. Un dare per avere. Un dono che faccio, un dono che ricevo.Leggo e mi spoglio per poi indossare nuove vesti. Sono libera.
2) Quale ruolo riveste la poesia in questa epoca ibrida?
La definirei piuttosto complessa. Epoca che non è solo retta da intenzioni, azioni, possibilità ma anche da idee originali e pensieri profondi che scavano nelle nostre anime e si concretizzano nella POESIA che è come la buona musica o un bel quadro e ci trasportano in un mondo fantastico. Mai come in questo momento c’è bisogno di poesia, per chi la fa e per chi ama leggerla.
3) Il titolo che hai attribuito al libro ovvero “Filalalana” rievoca un groviglio emotivo, lo hai sciolto?
“FILALALANA” è tutt’altro che un groviglio, sentite com’è scorrevole questa parola: filalalana, pronunciatela… Penelope che tesse la tela è il filo conduttore della mia raccolta. È filare le mie emozioni senza sosta. Tesserle fino in fondo e poi riprendere da capo per tesserle ancora.
4) I versi pacati delle liriche affascinano il lettore che al tuo fianco, come un compagno di viaggio, si ritrova di fronte al tuo stato d’animo che sia esso dolore, gioia, disperazione e amore. Era questo l’intento?
Sì, condivisione è la mia parola d’ordine anche nella vita di tutti i giorni. Venite a casa mia e farete un viaggio di tutti i vostri sensi. Quindi non solo poesia ma qualcosa di più. Vi offro il mio mondo.
5) Può essere rischioso far entrare nel proprio dolore l’altro senza che questo scappi? La poesia “Resta” – «Entra nel più profondo| dei miei abissi| penetra la mia anima| come fosse carne| e perditi» - sembra sussurrare questa considerazione, sbaglio?
Fa sempre parte della condivisione di cui parlavo pocanzi. Entra nel mio dolore, ma non lasciarmi sola, RESTA. Corro il rischio.
6) Non mancano riferimenti a figure profetiche della religione greca e romana, come nel caso della poesia “L’antro della sibilla”. Cosa vuoi dire in merito?
Mi affascina semplicemente l’idea di questa sacerdotessa misteriosa capace di vedere il destino degli uomini e di scioglierne i nodi
Inoltre mi identifico nella sua natura schiva che la porta a nascondersi in una grotta lontana dal caos della città.
7) Nella silloge è molto evidente il tuo forte legame con la natura. Cosa significa per te questo contatto?
Beh, la natura è il mio mondo, la mia vita, il mio paradiso terreno. Mi inebrio di essa e mi rende triste il fatto che un giorno dovrò rinunciare a tutta questa meraviglia. Ho con la natura un rapporto quasi carnale e come Rossella in “Via col vento” mi sentirei di dire che questa è la mia terra.
8) Tre motivi per cui consigli il libro?
Lo consiglio perché offro un pezzo di me e del mio mondo interiore ed esteriore.
Leggendo questo libro chi mi conosce avrà l’occasione per conoscermi meglio.
Chi non mi conosce avrà l’opportunità per conoscermi attraverso i miei versi.
9) Qualcosa da aggiungere?
Consiglio a chiunque di approcciarsi alla scrittura, fosse anche per scrivere soltanto un diario. Scrivere è terapeutico. La scrittura scioglie i pensieri e i nodi dell’anima come un arcolaio.
Ringrazio Cinzia per l’intervista.
Marianna Iannarone