Marianna Iannarone consolidata scrittrice irpina e volto di Tempra Edizioni presenta “COVID-19 e nuovi assetti geopolitici” un saggio di storia contemporanea per ricostruire l’origine della pandemia, che trova la sua collocazione in un discorso più ampio come quello dei nuovi assetti geopolitici.
Bentrovata Marianna.
MARIANNA: Grazie, è un vero piacere.
1) Come è nata l’idea di scrivere questo saggio?
Ho scritto questo saggio con l’intento di lasciare una testimonianza storica circa l’evento sconvolgente che si è abbattuto sul mondo con una ferocia inaudita, provocando morte e sofferenza. E poi perché avevo bisogno di comprendere, prima ancora di metabolizzare, che “la pandemia” potesse avere a che fare con gli anni 2000. Così durante i mesi di lockdown, quando tutto assumeva i contorni di un incubo o dell’inferno in Terra, ho pensato di avviare un’azione di ricerca per ricostruire, se pur parzialmente (dato che il fenomeno è ancora oggetto di studio e in continua evoluzione) quanto accaduto, almeno stando ai dati e ai fatti venuti alla luce fino ad oggi.
2) Lo studio condotto è prettamente storico e non di tipo scientifico?
Esattamente, l’opera non si basa su un’analisi scientifica del fenomeno sia perché non dispongo di tali competenze e sia perché ho voluto porre a confronto le diverse ipotesi, circa l’origine dell’epidemia, in un contesto globale, principalmente in relazione alle rivalità tra due superpotenze USA-CINA e, dei nuovi assetti geopolitici. Pertanto ho definito il COVID-19 da un punto di vista prettamente storico, ma anche antropologico e sociologico considerando il trauma collettivo che il virus ha generato nel mondo, fino a cambiare le abitudini di ognuno.
3) Il COVID-19 non ha risparmiato neanche Ariano Irpino, la tua città. Ce ne vuoi parlare?
La mia città è stata colpita dal virus con aggressività tanto da diventare zona rossa a causa dell’elevato numero di contagi, e ha pianto le sue vittime. Di conseguenza la mia comunità si è stretta nel dolore, ha provato paura e, indignazione per la gestione dell’emergenza tanto da riprovare un senso d’abbandono. Davanti al diritto alla vita e alla salute c’è poco da strumentalizzare, ma solo prendere atto della necessità di garantire maggiori tutele ad ogni cittadino. Eppure, prima che si facesse chiarezza sulla malattia, la situazione è stata insostenibile per molti aspetti. Però la mia gente è ben radicata al principio di solidarietà e per questo si è salvata: perché dimostra il suo impegno civico prendendosi cura di chi ne ha più bisogno e, lo dico con fierezza, ovviamente.
Nel saggio ho citato Ariano Irpino riportando la notizia del suo notevole contributo circa lo studio delle cure sperimentali del plasma iperimmune, attraverso ex pazienti positivi al COVID-19, in Campania. Perché pur non essendo un saggio scientifico contiene notizie di rilievo rispetto alla possibilità di trovare una cura alla malattia mediante la sperimentazione.
Nonostante i passi in avanti e, un indebolimento del virus, a mio avviso, Ariano non è ancora pronta a voltare pagina perché fin quando le istituzioni non le restituiranno la sua dignità, valorizzandola per ciò che ha da offrire - da un punto di vista artistico-culturale, dei servizi o delle risorse (principalmente umane) - sarà sempre un’area interna del Sud non riscattata. La priorità ora è starle vicina e sostenerla con ogni mezzo a disposizione.
4) Quali cambiamenti sociali da COVID-19 dobbiamo temere?
La pandemia ha generato un trauma collettivo e superarlo non è così immediato, specie se le persone in questione sono entrate a contatto con il virus, o i loro familiari, o gli affetti più cari, soffrendo a causa di eventuali perdite. Dobbiamo temere la leggerezza, che potrebbe trasformarsi in una nuova forte ondata di contagi. Non bisogna dimenticare che il virus non è stato debellato, anzi, sta colpendo milioni di persone e, si muove indisturbato con rapidità, da un lato all’altro del globo e, muta continuamente. Dobbiamo temere nuove alleanze e una lotta spietata delle superpotenze che al momento sembrano concentrate sul primato del vaccino, nella speranza che quest’ultimo risulti efficace e di facile distribuzione nei paesi più e meno ricchi del mondo.
5) Hai sollevato la portata di un nuovo fenomeno globale raccontando la tragedia di George Floyd, l’afro-americano ucciso brutalmente a Minneapolis da un poliziotto bianco, con quali rimandi?
Nel terzo capitolo ho descritto il coronavirus in America e ho riportato una tragedia: l’uccisione di un uomo nero da parte di un poliziotto bianco, il cui video dell’omicidio, diventato virale, è stato una testimonianza importante per chiarire l’accaduto, ma purtroppo senza poterlo evitare. E così, dopo la morte ingiusta di George Floyd, nel suo nome e nel nome dei diritti umani, nonostante una pandemia in corso, indipendentemente dalla paura del contagio e indistintamente dal distanziamento sociale, le piazze del mondo si sono unite in un solo urlo: “Black lives matter” ovvero “Le vite nere contano”. Si è assistito ad un movimento globale, senza precedenti, anti-razzista e contro la violenza delle forze dell’ordine. Sono stati messi in discussione anche i monumenti dei personaggi storici precursori di tali atteggiamenti e demoliti dai manifestanti. Sicuramente il rimando principale al coronavirus: è che mai come questa volta il destino di ognuno è segnato in ugual misura da un virus invisibile ed è il caso, e mi auguro, questa l’occasione definitiva, per apportare quel cambiamento culturale di uguaglianza sociale nel riconoscimento dei diritti umani, praticando la non violenza.
6) Alla parola COVID-19 quali immagini si proiettano nella tua mente?
Quella dei medici e degli infermieri esausti a causa dei turni infiniti di lavoro, segnati in volto dai dispositivi di protezione individuali; la disperazione; Papa Francesco in una Piazza San Pietro vuota, da solo, sotto la pioggia a celebrare la messa di Pasqua; i movimenti di rivolta anti-razzista; e la felicità di aver incontrato dopo mesi chi voglio bene.
7) Lo definisci un libro complesso?
Potrebbe esserlo in relazione alla complessità della realtà, spesso dubbia. Si presenta però in una struttura semplice.
8) Perché leggere questo libro?
Per elaborare un proprio pensiero rispetto alla presunta origine della pandemia, che al momento custodisce ancora la sua verità; ma anche in relazione alle nuove alleanze, ai nuovi conflitti d’interesse tra le potenze mondiali.
9) Qualcosa da aggiungere?
Ringrazio chi deciderà di leggere l’opera. Inoltre mi auguro che il mondo possa risollevarsi e debellare definitivamente questo virus terribile. Ti ringrazio per l’intervista.
Grazie a te.
Irene Puzo