Mariella Di Bisceglie nasce nel 1955 a Corato (BA). Vive a Roma dai tempi dell’università dove ha insegnato Scienze Motorie presso il Liceo Classico Seneca, ma attualmente è in pensione.
Tra le sue opere letterarie ricordiamo i romanzi “Donne a mezzo marito” (SECOP Edizioni, 2012), “Scarpe basse da uomo” (BookSprint Edizioni, 2015) e “Un mondo alla rovescia” (Youcantprint, 2017).
Ha già collaborato con Tempra Edizioni, a gennaio 2020, curando la prefazione di “Appunti di trincea – diario di guerra di Giuseppe Di Bisceglie” opera illustrata da Mariateresa Quercia.
“Il calore del prezzemolo” è la sua nuova opera edita di narrativa.
Benvenuta Mariella, Tempra Edizioni è lieta di presentare al pubblico in questa breve intervista, il tuo ultimo romanzo intitolato “Il calore del prezzemolo”.
MARIELLA: Grazie alla Tempra Edizioni, per la fiducia e l’apprezzamento che mi è stato dimostrato.
1) Sei un’affermata scrittrice pugliese che vanta di numerose pubblicazioni alle spalle, capace di coinvolgere continuamente il lettore in nuove storie intricate. Cosa vuol dire per te “raccontare” e quale importanza attribuisci al concetto di “condivisione” delle tue creazioni letterarie?
Più che affermata direi “consolidata” oppure “navigata”, comunque per me raccontare è come saziare la mia continua fame di scrittura, dando risonanza e nuova vita alle mille vicende che hanno lasciato un segno indelebile nella mia famiglia, tanto da condizionarne l’esistenza. Ma quel che più di tutto mi ha spinto a cominciare a pubblicare il 1° romanzo e poi tutti gli altri, è stato il desiderio profondo di “condividere” con gli altri e, soprattutto le nuove generazioni, gli usi, i costumi, a volte i sapori e gli odori di un tempo passato e, soprattutto riscrivendole, quelle storie tristi e drammatiche, dando un’opportunità e un riscatto ai loro protagonisti. Un epilogo più felice di quello vero, il cui senso è tutto racchiuso nella frase: “se non si può cambiare il destino di una persona si può provare a riscrivere la sua storia” che ho usato nel 1° romanzo, ma può essere valida per tutti gli altri, tanto che l’ho voluta riportare nel romanzo il “Il calore del prezzemolo”.
2) Nel romanzo “Il calore del prezzemolo” narri le vicende di Mario Artusi, un giovane pugliese che emigra, negli anni '50, a Bologna per studiare alla facoltà di Medicina, che soffre a causa della lontananza da casa e dalla propria terra. Quanto c’è di autobiografico in tutto ciò?
Tutti i protagonisti dei miei romanzi, che pur hanno caratteristiche e situazioni abbastanza comuni, in cui si possono riconoscere in molti, sono ispirati, anche se in maniera velata e romanzata, a persone della mia famiglia, che hanno avuto una vita piuttosto infelice e ai quali ho voluto dare un’altra possibilità.
3) Quale significato attribuisci al titolo “Il calore del prezzemolo”?
Il calore nel titolo si riferisce al calore familiare che la vista di un ciuffo di prezzemolo può restituire a chi da giorni, mesi è costretto a vivere, in solitudine e in affanno lontano dalla propria famiglia. A quale giovane studente fuori sede verrebbe in mente, come priorità, quella di comprare il prezzemolo? Considerandolo invece quasi superfluo e inutile. Mario, il protagonista, ne scopre i benefici effetti, quando per caso, lo vede far capolino dalla borsa della spesa di una donna misteriosa. Quel ciuffo di erbetta insignificante lo riporta a casa, al suo paese, da sua madre, alla sua famiglia, in un certo senso, da dove peraltro è quasi fuggito, per un suo disagio interiore, perché poco considerato, oppure, semplicemente, poco maturo.
4) Mario improvvisamente si ritrova a commettere degli errori irrimediabili, tanto da non riuscire a gestire con facilità delle situazioni scomode, dopo essersi innamorato di una donna misteriosa. È lecito commettere errori per amore?
Se l’amore è disperato, non è lucido (a volte non lo è mai), non è paritario, spesso può indurre in errore, anzi in una serie conseguenziale di errori.
5) Nel libro hai riportato delle espressioni dialettali facendo così riferimento alle tue origini e a quelle del protagonista, come per marcarne le radici?
Ho voluto marcare le mie radici che sono le stesse del protagonista, perché volevo mettere in risalto la contrapposizione delle due realtà Nord/Sud, evidenziandone i lati positivi e quelli negativi che, a seconda dei punti di vista o delle situazioni possono scambiarsi di posto. Ci sono molte cose del Sud e del Nord che appartengono a dei luoghi comuni che, qui, mi piace aver talvolta sconfessato, lasciando intatta l’essenza di entrambi.
6) Il tuo stile narrativo ricorda per alcuni aspetti quello dello scrittore Diego De Silva, ma quali sono i tuoi autori preferiti, fonte di ammirazione e di ispirazione?
Non conosco Diego De Silva, ma rimedierò presto. Già in passato ho citato Manzoni come lo scrittore che mi ha dato i maggiori input, soprattutto per l’ironia e la capacità descrittiva, ma come non citare Luigi Pirandello, Eduardo De Filippo, nel teatro, e, i contemporanei, Elsa Morante, Calvino, Ammanniti, Camilleri, Carofiglio, Benni.
7) Se dovessi utilizzare tre aggettivi per descrivere questa opera quali useresti?
Intrigante, appassionante e catartica.
8) Per quale motivo un lettore dovrebbe scegliere proprio questo libro?
Per gli aggettivi sopracitati.
9) Qualcosa da aggiungere?
Leggete il romanzo perché vi prende dalla prima pagina e non vi molla fino alla fine.
Grazie a tutti.
Ringrazio Mariella per l’intervista.
Marianna Iannarone