Marianna Iannarone poetessa, scrittrice e saggista irpina nasce nel 1991 ad Ariano Irpino (AV).
All’attivo ha la silloge poetica “Viandante” (Delta 3 Edizioni, 2016); i romanzi “La voce che non conosci” (Eretica Edizioni, 2016) e “Futuro edificabile” (Tempra Edizioni, 2019); il saggio di storia contemporanea “COVID-19 e nuovi assetti geopolitici” (Tempra Edizioni, 2020). Ha ottenuto buoni riscontri a seguito della sua partecipazione a numerosi concorsi letterari classificandosi come finalista e ricevendo menzioni speciali contribuendo alla realizzazione di diverse antologie. Ha collaborato con riviste di poesia di rilevanza internazionale.
In questa intervista presenta il suo nuovo romanzo “All’ombra di Lopert sulle tracce di Quemar” edito da Tempra Edizioni.
A: Ciao Marianna, piacere di trovarti.
M: Ciao Alessandro, grazie per l’accoglienza. Un saluto e un ringraziamento anche al team di Tempra Edizioni per l’ospitalità virtuale.
1) La prima domanda che vorrei porti è come ti è venuta voglia di scrivere un libro di spionaggio?
Essendo un’appassionata del genere giallo e del sottogenere crime-pulp volevo creare una storia che fosse scabrosa, intricata ma anche piena di indizi per poter risolvere l’intreccio. Mi sono ispirata se pur lontanamente all’eccezionale Agatha Christie di cui riporto due citazioni nel libro. Poi in un secondo momento ho pensato di rendere la narrazione più dinamica per mezzo dello spionaggio internazionale avvicinandomi alla letteratura d’azione. Sicuramente mi sono immaginata la storia non solo nella sua versione scritta, ma anche cinematografica o come in una serie TV altrimenti avrei faticato a descrivere quelle sequenze narrative dai contesti diversi e ricche di colpi di scena; motivo per cui mi sono cimentata anche nella creazione di un book-trailer.
2) “All’ombra di Lopert sulle tracce di Quemar” è un titolo curioso. Vuoi svelarci qualcosa?
Il titolo mi è stato suggerito dalla protagonista della storia, Alma Linda Pèrez, un’anima in pena che vive nell’oscurità a causa di Quemar, ma riesce a trovare “riparo” nel sentimento che la lega ad Esteban Garcìa, il suo compagno, che vive a Lopert, città marittima spagnola. Lopert (così come la maggior parte dei luoghi in cui si svolge la storia) è frutto della mia fantasia. Diciamo che in parte mi sono divertita a disegnare una nuova geografia e metterla a disposizione dei personaggi.
3) Nel Prologo parli di “innocenza, compromesso, disillusione”, termini che ci invitano ad entrare nel clima rovente del tuo libro. Ti è mai capitato di scoprirti disillusa a causa di un particolare evento della tua vita?
Sì, nel prologo descrivo di come l’innocenza umana possa essere compromessa alla prima vera delusione della vita, che mostra il mondo per com’è realmente: più crudo e più selvaggio, disinibito e scaltro.
Personalmente non ricordo l’evento deludente in sé, ma sicuramente il senso di delusione, una volta scoperto, mi ha disillusa e fatto perdere quell’innocenza incontaminata di un tempo, che in parte mi manca ancora.
4) Sempre nel Prologo parli anche di immaginazione. Pensi che l’immaginazione, quindi la fantasia, possa realmente rendere il mondo un luogo più ospitale e sicuro oppure può soltanto portare verso lidi nostalgici nei quali restare intrappolati e dai quali sarà difficile liberarsi?
Esatto, nel prologo, Alma Linda Pèrez sostiene che “neppure l’immaginazione può rendere il mondo un luogo più ospitale e neppure l’ipotesi di un Dio” affinché venisse fuori il dolore del personaggio mostrandone il peso della sua anima.
Però dovendo analizzare la realtà, il conflitto mondiale in atto portatore di distruzione, povertà e sciagure, in un clima di devastazione e disperazione, dove domina la morte anche da covid, lascia poco spazio all’immaginazione. Indubbiamente però il mondo “conteso” dovrebbe poter essere più ospitale, ma la vita del singolo distrutta dai tanti accadimenti globali e dai cataclismi personali, sembra perdere di valore, ma non è così. Sono tempi difficili di grandi cambiamenti, di forte smarrimento e un percorso individuale per rinsavire è essenziale per ritrovarsi anche nella collettività. Attraversare il proprio dolore e fondamentale per liberarsi dalle proprie paure e ricreare una nuova armonia con sé stessi e con gli altri. La spiritualità, perché no, può essere parte del processo.
5) Entriamo dentro “All’ombra di Lopert”. Troviamo Clizia, una donna emancipata il cui ruolo nella storia ne è la prova, un simbolo di forza e di volontà anche in una situazione particolare, quando si troverà di fronte al tradimento da parte del marito. Quanto è importante per te l’emancipazione femminile e soprattutto credi che oggi la donna veda veramente riconosciuti i propri diritti pari agli uomini?
Alma alias Clizia, per quanto possa sembrare abituata al distacco emotivo a causa della menzogna in cui vive, a furia di doversela cavare da sola dimostra di essere forte, indipendente e disposta a “lasciare andare” pur di non disintegrarsi nella sua atipica moralità. Spesso questo personaggio entra in contrasto con quello del co-protagonista Esteban Garcìa, che pur sostenendo di avere una visione più ampia delle cose, non traducibile “in verità più ovvia”, assume spesso atteggiamenti sessisti e ferisce Alma. Per cui, nella storia, presento Alma come una donna che fatica ad essere socia alla pari con Esteban, anche se è una professionista del crimine e lo salva più volte dal suo intuito pessimo; ma sembra dover dimostrare oltremodo le sue capacità per affermarsi in un settore dominato da uomini.
La mia attenzione all’emancipazione femminile, così come alla violenza di genere, è sempre alta; ma come lo è per una lotta per il riconoscimento dei diritti di ogni individuo indipendentemente dal genere. A mio avviso occorre ri-educare questa società liquida ma anche pretendere un intervento delle istituzioni per garantire la piena affermazione delle pari opportunità, solo così si potrà restituire la dignità alle persone e dunque sdoganare il Patriarcato.
6) La narrazione si sviluppa attraverso numerosi personaggi uniti tra loro da un filo sottile, talvolta evidente ed altre meno visibile. Prima di iniziare a scrivere la storia avevi già in mente tutti i collegamenti e gli intrecci tra le figure presenti nel libro oppure in fase di stesura i vari personaggi si sono incastrati tra loro in modo involontario e naturale?
Premetto che questo libro è venuto alla luce dopo una prima stesura, accantonata per un po’, come se la struttura narrativa e i personaggi fossero ben delineati nella mia mente, ma faticavano a trovare la loro identità su carta, ad esempio gli cambiavo spesso nome. Sarà stato anche il contesto storico complesso, con la pandemia in atto, a darmi la spinta di raccontare qualcosa, ma allo stesso tempo a frenarmi perché richiedeva spendere troppa energia mentale. Creare è sempre uno sforzo intellettuale. Poi, però una persona molto vicina a me, mi ha spronata affinché questa storia potesse esistere davvero. Così ho iniziato una nuova stesura del testo mantenendo alcuni personaggi, altri si sono imposti da soli durante la costruzione degli intrecci.
7) A un preciso punto della storia i personaggi principali si ritrovano dall’essere ostaggi al diventare complici. Si tratta di una svolta cruciale per la storia che porterà a un importante colpo di scena. Più in generale, nella vita di ognuno di noi e soprattutto all’interno di questa vita frenetica della quale troppo spesso siamo ostaggi, credi che involontariamente e inconsciamente ne possiamo divenire complici?
Sì, come hai appena anticipato, Alma si ritrova a collaborare con uno dei suoi nemici per poter appianare una situazione che mette a rischio la sua vita e gli affari che gestisce con Esteban, ma è la sua unica chance.
Facendo un balzo fuori dal libro, penso che l’integrità morale di ognuno di noi venga compromessa continuamente nel quotidiano anche solo nell’intenzione e ciò ci rende ostaggi, ma spesso ci costringe a diventare complici per l’imprevedibilità della vita, che ci pone davanti alle persone più impensabili con le quali magari abbiamo interrotto un’amicizia, a cui abbiamo tolto il saluto o dalle quali siamo stati allontanati senza un vero e proprio motivo.
8) Mi ha colpito molto una frase “La gente dimentica in fretta se ad incuriosirla è un fatto ancora più assurdo”. In questa affermazione, che è un estratto di un dialogo tra due protagonisti, trovo una forte componente critica nei confronti della società odierna, in particolare quella legata all’utilizzo dei social media. Cosa puoi dire al riguardo?
I protagonisti timorosi di non aver potuto mantenere l’anonimato, a seguito di un attacco di Amed, compaiono in un video girato da un giornalista che vuole lanciare lo scoop sui Social, perciò i due escogitano un piano per neutralizzare la minaccia. Infatti, per far dimenticare in fretta l’episodio ricorrono ad azioni informatiche e fanno focalizzare l’opinione pubblica su un fatto tanto grave, quanto più interessante. In questo senso, sì, descrivo il meccanismo della rete e più precisamente dei Social dove rimbalzano notizie, spesso anche fake, e in pochi minuti la condivisione degli utenti le rende virali. Così facendo la vita di qualcuno può cambiare in meglio o essere distrutta totalmente, ma l’anonimato viene perduto e resta un forte accanimento fino a quando si cattura una notizia più grande. Il mio è più che altro un invito a riflettere sui comportamenti sociali riproposti on-line attraverso aneddoti narrativi citando anche la spettacolarizzazione del dolore tipica dei talk-show televisivi.
9) Immagino sia prematuro chiedertelo, ma il libro si conclude con un finale aperto, hai già pensato a un sequel?
Mi piacerebbe molto poter dare un seguito “All’ombra di Lopert”, motivo per cui ho lasciato un finale aperto. L’idea insomma è quella, però desidero avere prima un riscontro con i lettori per capire se c’è un interesse nello scoprire le nuove avventure di Alma Linda Pérez.
10) Nel romanzo ci sono ampie descrizioni scientifiche in riferimento all’arma letale prodotta da Borzoi e in merito alle ricerche di Fiona. Hai condotto degli studi specifici per poter descrivere queste parti del testo?
Borzoi è un personaggio spietato quanto crudele nonché il finanziatore di un’arma letale, frutto della mia fantasia così come il processo della sua creazione e delle sue componenti. Però ho studiato diversi documenti scientifici per poter formulare, quanto più vero-similmente, questa parte della narrazione, così come per le ricerche condotte da Fiona, moglie di Enrique. Voglio precisare però che nel romanzo ci sono anche informazioni vere, come quelle sulla Conferenza di Ginevra o su Osho, affinché il lettore possa approfondire degli argomenti sulla base di fatti reali.
11) Vuoi aggiungere qualcos’altro a cui tieni particolarmente?
Ricordo che l’illustrazione della copertina è stata realizzata da Viviana Carollo, una giovane illustratrice palermitana che apprezzo molto per la sua professionalità e gentilezza. Abbiamo lavorato insieme a questo progetto con grande armonia e ne vado fiera.
Inoltre in questi giorni sono impegnata alla calendarizzazione di qualche evento per poter presentare “All’ombra di Lopert”, ma al momento posso solo accennare che una data sarà fissata ad agosto nella mia città natale.
Per chi fosse interessato o incuriosito dal libro ricordo che è disponibile allo shop on-line www.tempraedizioni.com e nei principali store digitali (Amazon, LaFeltrinelli, Mondadori, Ibs, ecc.) e nelle librerie fisiche fornite da directBook.
Ci tengo a ringraziare chi mi ha già supportata e chi lo farà, a voi la mia riconoscenza.
Ti ringrazio Alessandro per l’intervista e a Tempra Edizioni per averla resa possibile.
Ringrazio Marianna per l’intervista.
Alessandro Ebuli