Simona Albano di origine ligur-sicula nasce a La Spezia nel 1969.
È una donna tenace, dal forte temperamento ma mostra senza remore le sue fragilità e il lato sensibile attraverso le poesie che scrive, dedicandosi alla contemplazione dell’arte in ogni sua forma.
Si è formata all’ombra della Lanterna, è stata trend-reporter per riviste di cultura e società, ha scritto per la fanzine d’arte “Otium” e la rivista “Tam, Tam, Bum, Bum”. Promoter culturale fa parte del collettivo poetico “Poetry&Discovery”. Collabora con il Salotto letterario Caracci di Milano. Dal 2014 gira lo stivale con le sue “autopsie” contenute nella sua prima raccolta dal titolo “Solo poche gocce”, partecipando a festival, reading ed eventi di poesia performativa. Le sue liriche sono state pubblicate da Pagine, Ferdeghini, Effigie e Di Felice Edizioni.
E ad oggi Simona presenterà in questa breve intervista la sua nuova creazione ovvero la raccolta “Sotto Sale”, che nasce dalla fusione del suo talento poetico con quello pittorico di Loredana Salzano, la quale saluto e ringrazio per il suo prezioso contributo.
Simona benvenuta all’interno di questo spazio virtuale di Tempra Edizioni.
SIMONA: Ciao Marianna, un caro saluto ai lettori del sito.
1) A tuo dire quale valore assume la poesia in questa epoca ibrida?
La Poesia è sempre stata rifugio, balsamo, lente magica per decifrare l’indecifrabile, per dar voce all’indicibile, in ogni tempo. Credo conservi ancora oggi una sua forza alchemica, una specialissima malia, fatta di suono, ritmo, capacità di penetrazione. La Poesia oggi può e deve risvegliarci, scuotere coscienze, destare il puer che sonnecchia in ognuno di noi.
2) Qual è stato il momento in cui ti sei avvicinata alla poesia?
Alla Poesia mi sono avvicinata da bambina grazie alla voce di mia madre. Lei mi ha educata all’ascolto, alla lettura, devo alla sua sensibilità l’aver conosciuto, apprezzato, anche la poesia dialettale, tra i primi libri indagati ricordo una deliziosa raccoltina di Trilussa. Scrivo testi lirici da pochi anni. Ho sempre scritto in prosa, soprattutto articoli, avendo collaborato con riviste di costume e società. Solo nel 2013, a seguito di un evento familiare molto doloroso, iniziai a scrivere in versi liberi, a vomitare su carta. Mi svegliai all’alba, avevo sognato il mio primo testo: “Mani di Madre”, iniziai così come sotto dettatura del mio inconscio. Da allora scrivo ogniqualvolta qualcosa o qualcuno mi graffi, mi stupisca, m’indigni. La scrittura è stata ed è ancora la mia terapia.
3) Ci puoi raccontare com’è nata la collaborazione con Loredana Salzano per la realizzazione di “Sotto sale”?
Qualche anno fa scelsi l’incantevole Lipari per le mie vacanze estive, una mattina girellando per i suoi vicoli fui attratta da un Lab d’Arte, dalle sue cromie, dai manufatti artistici esposti ed entrai. M’innamorai delle pitture informali, delle ceramiche decorate da Loredana Salzano che volli intervistare. Respirai subito sintonie, affinità tra noi, acquistai una sua creazione da donare a mia figlia e la salutai. Da quella visita, da quell’incontro fortunato cominciò un’amicizia virtuale, social, che si cementò anno dopo anno.
L’anno scorso, in pieno lockdown, per distrarmi mi rifugiai, come sempre faccio, nella Bellezza, ed osservai in rete alcuni potenti lavori pittorici di Loredana, opere fortemente mediterranee e mi venne l’idea di abbinare una selezione di sue tele ad alcuni miei testi salati, le mandai le mie poesie e Loredana fu da subito entusiasta del progetto “Sotto Sale”.
4) La metafora del “sale” contenuta sin dal titolo è bidirezionale? C’è possibilità di “conservarsi” nonostante l’aggressività della vita o la sua azione “corrosiva” spesso intacca ogni sforzo di “restare vivi”?
Intorno alla parola “sale” ruota tutto il progetto mio e di Loredana. “Sotto Sale” è un viaggio multisensoriale dentro due donne, due sensibilità profondamente mediterranee, due anime marine certamente segnate, marchiate, dal sale, ma al tempo stesso conservate dalla salsedine. Il sale crea una crosta in grado di mantenere intatti i ricordi, di esaltare antiche malie, di custodire anche gli inciampi dell’esistenza. Ho scelto di chiamare la raccolta “Sotto Sale” per giocare proprio sulla bidirezionalità del titolo, il suo portarci a Sud, ad immergerci dentro di noi e al contempo ad eruttare il nostro composito magma.
5) I versi “Hanno spine di cactus le mie ali di ieri /mi ferirò pulendole” nella lirica “Femina spina” sono di una struggente bellezza. È possibile lasciarsi il “passato” alle spalle e spiccare nuovamente il volo?
“Femina Spina” è la storia, un’estrema sintesi di una manciata di versi, di una donna di mezz’età che si guarda indietro, che inizia a fare bilanci, che riavvolge il nastro e vede una donna molto passionale, curiosa, audace, capace di vivere sempre tutto intensamente, anche azzardando. Una donna comunque soddisfatta del suo viaggio, accidentato, ma mai scontato.
6) Alcuni componimenti sono carichi di erotismo, come i versi “Speleologo curioso/tu/affondi le dita/tra le mie colonne tortili/ ti perdi/ nella mia burrata di ventre”, la poesia può sfatare con la sensualità ogni tabù?
L’Arte può e deve consentire al creativo di esprimersi senza censure, senza freni, in totale libertà. L’arte tutta, la scrittura certamente può e deve affrontare qualsiasi tema anche il più indigesto, “scabroso”. Sarà poi il lettore a scegliere cosa leggere e cosa no, in base al suo gusto, al suo bagaglio, alla sua empatia. Amo la poesia onesta, sincera, libera, autentica, scevra da strategie, da meschini calcoli, se troppo costruita, artificiosa, mi annoia e ammorba mortalmente.
7) In alcune poesie ricorri all’utilizzo del dialetto siculo, ciò fa intuire quanto sia forte il richiamo alla Sicilia. Qual è il tuo rapporto con questa terra?
Sì, in alcune liriche ho inserito vocaboli dialettali, spesso siciliani, ma anche liguri. In “Fifty Fifty”, una poesia fortemente autobiografica, un autoritratto, contenuta in “Solo poche gocce”, la mia prima raccolta di autopsie, mi definisco proprio “Metà fugassa, metà cannolo” perché ho un 50% siculo ed un 50% ligure. Sono cresciuta e vivo in Liguria, nel Golfo dei Poeti, ma convivo con una costante, profonda, nostalgia per la Sicilia. Ho due anime, inevitabile che i miei testi risentano di questa dicotomia.
8) Roberto Caracci curatore della prefazione di “Sotto sale” definisce l’opera come “una policromia destinata ad accendere e dischiudere lo sguardo di chi ama questo mondo con la meraviglia degli occhi e l’emozione della pelle”; quale colore la rappresenta di più?
Ringrazio ancora una volta Roberto Caracci per la splendida prefazione a “Sotto Sale”, concordo con la sua disanima, la raccolta è una sinfonia di azzurri, rossi e neri profondi.
9) Un motivo per cui un lettore dovrebbe leggere “Sotto sale”?
“Sotto Sale” è una raccolta di poesie ed eruzioni pittoriche che non si addicono a palati timidi, a stomaci delicati, a sguardi omologati, vorrei fosse letta e contemplata da chi conserva la capacità d’abbandonarsi alle emozioni, da chi sa ancora sorprendersi, da chi si nutre di bellezza e ricerca autenticità, passione, slancio vitale.
10) Qualcosa da aggiungere?
Ringrazio te Marianna e la Tempra tutta per aver creduto fin da subito con entusiasmo in “Sotto Sale” ed infine ringrazio i miei lettori vecchi e nuovi per avermi scelta, letta, donata. A presto.
Ringrazio Simona per l’intervista.
Marianna Iannarone
Guarda l'intervista video che si è svolta live sulla pagina Instagram di Tempra Edizioni: https://fb.watch/5CkwcUtZVI/